L’ansia è una risposta adattiva che ci prepara all’azione quando ci confrontiamo con un possibile pericolo
Il sistema di risposta ai pericoli è definito sistema di attacco o fuga e si attiva quando l’organismo si prepara ad affrontare una delle due possibilità. L’attivazione fisiologica legata al sistema di attacco e fuga provoca delle manifestazioni che possono produrre delle sensazioni particolari. Ad esempio l’aumento della circolazione sanguigna, l’aumento del battito cardiaco, l’aumento del ritmo del respiro e l’aumento della tensione muscolare.
Questa risposta dell’organismo è automatica quando viene previsto il rischio di un danno.
Spesso però accade che il danno non si verifichi. Quando questo accade si preferisce in ogni caso tenere alta la guardia e ricercare il possibile pericolo percepito piuttosto che farsi trovare impreparati nel caso dovesse presentarsi.
Quando si avverte la sensazione di rischio ma non si intercetta il pericolo reale si tende a ricercare la motivazione.
In questi casi quindi la prima domanda che ci si pone è “perché provo ansia?””perché ho paura?” Si attiva così una ricerca attiva della spiegazione logica e razionale di ciò che sta succedendo, ricerca che spesso non trova soluzione e funge solo da aumento dello stato d’agitazione.
Capiamo meglio come mai ciò accade
Immaginiamo l’essere umano come un insieme di più parti che chiameremo
Parte A razionale e logica e
Parte B parte dell’emozione e simbolica
Quindi la parte B sarà quella deputata all’ansia, all’emozione della paura ed è proprio da quella parte che avvertiremo le sensazioni di agitazione e attivazione
Quando ciò accade la tendenza sarà quella di rispondere con la parte A , con la parte logica, la parte razionale
Sarà come vedere un bambino piangere e avere paura e rispondergli con le argomentazioni logiche e razionali del perché non dovrebbe provare tale emozione. Azzittirlo dicendogli che non c’è niente da temere!
Bene, quel bambino si calmerà? La risposta è no!
Non si calmerà perché rispondere alle emozioni con la ragione non ha altro effetto che attivare il senso di colpa e vergogna per ciò che si sta provando.
Al contrario se risponderemo all’emozione della paura con comprensione e affetto (quindi con emotività) quel bambino si sentirà rassicurato e probabilmente si sentirà maggiormente libero di parlarci di ciò che lo spaventa e di cosa significa per lui proprio ciò che lo rende così agitato.
L’esempio del bambino è molto utile per capire meglio cosa succede quando si prova ansia e si risponde con la ricerca razionale della motivazione logica.
Rispondendo all’ansia che deriva dalla parte emotiva, con l’attivazione della parte razionale, l’ansia salirà e saremo portati a sentirci in colpa e vergognarci di emozioni che proviamo di fronte a situazioni irrazionalmente non spaventanti.
Per questo invece che chiederti “perché ho l’ansia” sarebbe opportuno chiederti “che cosa significa per me questa difficoltà?”
Facciamo un esempio concreto:
Mentre stai sostenendo un esame piuttosto che chiederti perché provo ansia chiediti
“che cosa rappresenta per me questo esame?”
“che significato ha per me sostenere esami?”
Quindi:
La prima tecnica per fronteggiare l’ansia è quella di azzerare i perché e attivare i cosa
Cosa significa quello che sto facendo, quello che sto affrontando, cosa significa questa situazione per me?
So che forse non è facile rispondere
Concediti tempo e riflessione
e poi procedi leggendo qui: https://benvitastudio.it/blog/la-seconda-tecnica-per-fronteggiare-lansia/
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