Mancanza di autonomia

Ognuno di noi presenta fin dalla nascita e per tutta la vita dei BISOGNI EMOTIVI dal cui soddisfacimento deriva l’equilibrio psicologico!

All’opposto dal loro mancato soddisfacimento, possono derivare gli schemi limitanti: cioè un insieme di convinzioni, emozioni, reazioni; schemi intesi come il risultato dell’apprendimento da esperienze emotivamente intense in situazioni psicosociali importanti.

Per autonomia intendiamo il senso di indipendenza dagli altri, auto-direzionalità, auto-efficacia incluso il controllo sul proprio ambiente.  

La capacità di una persona di crearsi la propria vita, definire il proprio modo di pensare, valutare e affrontare le situazioni in maniera più o meno indipendente.  Le persone che presentano una mancata autonomia hanno aspettative nei confronti di se stesse e del mondo che interferiscono con il bisogno di vivere con autonomia.

Il mancato soddisfacimento del bisogno di autonomia può manifestarsi in quattro schemi differenti:

  1. Dipendenza
  2. Vulnerabilità alle malattie e ai pericoli
  3. Invischiamento-Sé poco sviluppato
  4. Fallimento

Vediamoli meglio:

  1. Chi presenta lo schema della dipendenza si considera incapace di gestire le responsabilità della propria vita quotidiana senza un aiuto considerevole da parte degli altri. È convinto ad esempio di non essere in grado di agire con buon senso senza incappare in errori, di prendere decisioni adeguate, di occuparsi di se stesso. Spesso chi presenta questo schema si sente impotente e senza qualcun altro a cui fare riferimento non fa quasi nulla. In questo senso, quindi, si presenta una mancanza di autonomia, nel pensarsi capaci, nel credere di potercela fare senza il ricorso a qualcuno o qualcosa di esterno a se stessi.
  2. Chi presenta lo schema della vulnerabilità alle malattie o al pericolo prova un enorme timore che possa accadere da un momento all’altro qualcosa di catastrofico e la convinzione di non poter fare nulla per impedirlo. Sono persone convinte di doversi proteggere da un mondo pieno di pericoli dove è molto facile ritrovarsi a stare male. La mancanza di autonomia fa riferimento principalmente alla convinzione profonda che prima o poi accadrà qualcosa di tremendo senza che loro possano fare nulla per impedirlo o fronteggiarlo.
  3. Chi presenta lo schema del Sé poco sviluppato è molto coinvolto nella relazione con le figure significative. Spesso in questo caso ci si trova di fronte a persone convinte di non poter vivere o essere felici senza il sostegno, la vicinanza delle persone importanti. “Senza l’amore la vita che senso ha; Senza mia madre è tutto insignificante, Senza di me i miei genitori non possono vivere”: sono queste le frasi tipiche. Queste persone si sentono in dovere verso le persone che ritengono importanti e credono sia fondamentale condividere tutto con loro, tanto da sentirsi in colpa se non lo fanno. Solitamente si sentono bene in legami molto stretti dove essere indispensabili.
  4. Lo schema del fallimento comporta la sensazione di non essere in grado di raggiungere i propri obiettivi  a causa della mancanza di potenzialità a differenza degli altri vissuti come migliori, più bravi, più intelligenti

Nella storia di chi presenta questi quattro differenti schemi è molto facile ritrovare un bisogno frustrato di autonomia ed autoefficacia.

Quando parliamo di bisogno frustrato facciamo riferimento al mancato soddisfacimento dei bisogni primari di ciascun essere umano. Tra i bisogni di ciascuno di noi c’è quello di sviluppare autonomia e senso di autoefficacia. Quando questo bisogno non è stato adeguatamente soddisfatto è possibile che si sviluppino , credenze, sensazioni e modalità di comportamento tipiche delle quattro modalità appena viste.

Ora vediamo come è stato possibile non soddisfare il bisogno di autonomia:

  1. Nella storia personale di chi sviluppa dipendenza è possibile ritrovare genitori (o figure di riferimento per lo sviluppo)  iper-protettivi che hanno tentato di evitare al bambino alcune esperienze pur di proteggerlo. Genitori, che, ansiosi nei confronti delle esperienze autonome del proprio figlio hanno trasmesso un messaggio di impossibilità di fare da sé, non lasciando spazio al soddisfacimento del bisogno di autonomia. O ancora genitori che essi stessi si ritengono incapaci della loro autonomia e passano così un modello di dipendenza. All’opposto è possibile che lo schema di dipendenza si instauri come conseguenza dell’essersi sentiti deprivati emotivamente, dell’aver vissuto la mancanza di dipendenza tipica del bambino.
  2. Nella storia di chi sviluppa una vulnerabilità alle malattie  e pericoli è facile trovare genitori o altre figure di riferimento per la propria crescita che forniscono tanti avvertimenti rispetto al mondo esterno e alle attività svolte che se non adeguatamente controllate finiranno per portare a grossi problemi o malattie: genitori apprensivi e tendenti all’ iper-protezione tanto da invalidare il bisogno di scoperta autonoma dei pericoli e della gestione delle avversità.  In questo senso lo schema appreso rimanda ad un’immagine di se stessi vulnerabile e dipendente dal controllo necessario per  l’evitamento delle situazioni temute.
  3. Le persone che tendono all’invischiamento non sviluppando sé stesse hanno appreso dal rapporto con le figure di riferimento nella propria crescita che si sta insieme ai genitori, (o uno dei due) si fa tutto insieme, si racconta tutto, si tende a soddisfare ciò che è importante per i genitori, e nel caso di comportamenti non adeguati a quanto essi ritengono idoneo si potrà andare incontro a sgridate, appunti o moralismi che inducono a provare sensi di colpa. Ciò induce a vivere rapporti invischianti che difficilmente lasciano spazio per uno sviluppo autonomo.
  4. Chi vive nella mancanza di successi e nel fallimento spesso ha vissuto nella propria storia un inadeguato supporto e incoraggiamento, una svalutazione delle proprie capacità. Gli errori possono essere stati rimarcati come la prova della propria incapacità così da limitare la naturale spinta all’autonomia ed autoefficacia.

Perché può essere utile lavorare con un terapeuta

  1. Le persone dipendenti si caratterizzano per determinati comportamenti: chiedono spesso aiuto agli altri, fanno continuamente domande quando devono fare qualcosa di nuovo, hanno bisogno costante di consigli, hanno difficoltà a prendere decisioni da soli, si danno facilmente per vinti, rifiutano di assumersi responsabilità. Riscontrano difficoltà nel lasciare il partner o nell’allontanarsi da qualsiasi altra persona anche se questa ha comportamenti chiaramente non rispettosi verso di loro. Generalmente questo tipo di persone non chiedono aiuto per poter essere più autonome ma piuttosto chiedono di essere indirizzate, vogliono sapere dal terapeuta o dalla persona a cui si rivolgono che cosa devono fare! Lavorare in terapia potrà essere utile per contrastare le sensazioni di incapacità e per acquisire maggiore autonomia; per accrescere il senso di competenza, per sviluppare fiducia e autostima e gestire in modo equilibrato il senso di dipendenza nei confronti degli altri. Attraverso una serie di tentativi ed errori si potrà imparare a fidarsi del proprio intuito e delle proprie capacità.
  2. Le persone vulnerabili al pericolo e alle malattie vivono immerse costantemente nella paura che stia per accadere qualcosa di catastrofico. È molto importante che i pazienti comprendano in che modo lo schema si sia sviluppato durante il loro sviluppo e quali effetti negativi ha avuto nella propria vita.  L’ostacolo maggiore in questo caso è costituito dalla paura a seguito della quale vengono messe in atto tutta una serie di comportamenti per farvi fronte. Ad esempio spesso si potrà ricorre all’evitamento delle situazioni temute oppure al loro controllo. Ad esempio non è raro che si sviluppino comportamenti compulsivi di ricerca di sicurezza nel tentativo di far fronte all’ansia che a seconda dell’intensità genera sensazioni che vanno dalle paure più lievi fino ad arrivare a veri e propri attacchi di panico. Per questo sarà importante imparare a procurarsi protezione in modi più funzionali e meno limitanti!
  3. Chi presenta lo schema di invischiamento e sé poco sviluppato oltre ad imitare, spesso, i comportamenti della figura genitoriale con cui ha vissuto il rapporto di maggiore dipendenza, pensa e parla frequentemente di lei. Inoltre la frequenta e la contatta spesso e tende a sopprimere ogni pensiero, sentimento o comportamento che possa portare a scontrarsi. Quando tenta di separarsi viene sopraffatta dai sensi di colpa. Alla fine del lavoro di terapia ci si potrà mettere al centro, non ci si sentirà più un tutt’uno con l’altra persona, non si tenderà più a ricreare rapporti invischianti, si potranno stabilire confini e limiti. Si potrà essere aiutati nello stabilire legami che si basino su una intimità che non sconfini nell’invischiamento.  
  4. L’obiettivo principale del lavoro con le persone che vivono immerse nel fallimento consiste nell’aiutarle a sentire di aver raggiunto i risultati che desiderano ma soprattutto a raggiungere la consapevolezza che molto spesso i risultati non ottenuti non derivano dalla mancanza di potenzialità quanto dalle strategie messe in atto per fronteggiare lo schema stesso del fallimento.

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Sara

Fonte bibliografica:

Young, J. E., Klosko, J. S., & Weishaar, M. E. (2018). Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Erickson

Christof Loose, Peter Graaf, Gerhard Zarbock, (2017) La schema therapy con i bambini e gli adolescenti. Istituto di Scienze Cognitive Editore

Consiglio lettura:

Young J.E., Klosko J.S. Reinventa la tua vita. Scoprite come modificare voi stessi e liberarvi dalle trappole che vi impediscono di cambiare la vostra vita. Raffaello Cortina – Milano

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